Seduto su una sedia di legno, con le mani alzate, il naso
rosso da clown, la bocca spalancata, seduto dunque in mezzo
ad un giardino, solo. Seduto e forse assorto, seduto e
osservatore, anche con gli occhi chiusi, come se il suo
spirito avesse invaso La Faccia nascosta della Città, come
se avesse appena compiuto il miracolo. Eccola, la corte dei
miracoli. Attorniato da uomini e donne invisibili, a volte
insoliti, vivi o morti, realmente morti, morti che poi
risorgono come dentro a uno specchio.
Lo specchio dei nostri
sogni. David Giannoni è innanzitutto poeta, innanzitutto
traduttore di Alejandro Jodorowsky, nonché editore di
alcuni dei suoi libri poetici. È l’editore di un
maelström, è italo-belga e nato a Nizza, dove più tardi
frequenterà i giardini della villa del Console d’Italia,
ma editore a Bruxelles, capitale degli Europei amanti di
un cioccolato sinonimo di piaceri e sortilegi. È in questa
villa del Console d’Italia che già fantasticava di
Gurdjieff e immaginava di ballare con un piccolo gruppo di
persone alla stregua dei dervisci rotanti. C’erano i
fratelli Bogdanov, Franco Battiato, Dino Campana, il
tenente Colombo, Lawrence Ferlinghetti, Antonio Bertoli,
senza dimenticare tutti gli altri fantasmi che spesso
compongono la corte? La corte dei re di un mondo opaco
agli occhi ciechi dei Credibili. E poi chissà se era
presente anche lo spirito di Ben Vautier? Chi lo sa?
Seduto su una sedia di legno, posta fra la città del
passato e un futuro che ha fallito, David Giannoni,
pittore di parole, co-fondatore di movimenti come quel
lancio di 50 000 poesie nel cielo di Genova e gli
attentati poetici, che nel 2003 fecero il giro del mondo,
poesie che ancora oggi volteggiano come teli violacei al
di sopra del porto perché Genova è un’idea come un’altra
cantava Paolo Conte.
Nel sogno del re di cuori, sogno premonitore, c’era una
targa di immatricolazione con sole tre cifre
4 1 4 appesa a un’automobile, direzione Roma poi
direzione Bruxelles, poi direzione tutti i cuori del
mondo. L’uomo e la sua auto, l’uomo e la macchina, ma ci
sono voluti anni al nostro poeta-editore per capire il
significato del simbolo 4 1 4, la stella di
David in 3 dimensioni: la piramide celeste entra in
contatto con quella terrestre dalla punta. La base (4)
tocca in un punto (1) l’altra piramide, provvista anche
lei di una base (4). È esattamente ciò che ritroviamo
nell’Incal di Jodorowsky et Moebius. Tutto è segno nel
mondo dei sogni, anche quando ci addentriamo in paesi che
non esistono.
Non manca niente per guarire con una buona terapia a tu
per tu con noi stessi. E se David è editore, è anche
terapoeta, cosa che non sarebbe dispiaciuta al nostro
amico, il Re Yung. Ed ecco che l’uomo si alza dalla sedia
di legno e avanza verso di me per salutarmi e dare inizio
alla breve conversazione che dovrebbe fornirmi qualche
elemento per scrivere questo ritratto.
Traduzione : Irène Seghetti